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rito del Venerdì Santo a Castelnuovo Magra
(Bassa Lunigiana, Italia) Il Cristo deposto
sfila in processione a Castelnuovo Magra, seguito
dalla statua della Madonna -
Foto A.
Castagna, 2007
Nota
lessicale Fito,
fito [...]: Svelto, svelto
[...]. Presso questo
Sepolcro del 2007, gremito di persone in attesa,
c'è un clima di calda familiarità:
sono ormai passate le nove di sera, la messa
è terminata e da un momento all'altro dal
portone dell'Oratorio si dovrebbe scorgere il
passaggio della Madonna. Fatto il giro
delle due strade principali del borgo medievale,
Via Roma e Via Dante, il corteo in cui si notano
confratelli con le cappe rosse o bianche,
chierichetti con i settecenteschi fanali
processionali, torna all'Oratorio da dove era
partito e qui si stringono tutti, religiosi, fedeli
e semplici osservatori al suono dello
Stabat
Mater. Roberta
Petacco, Aprile 2007 [traduzione
in corso e in francese
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Si leggano anche gli argomenti correlati relativi
alle:
Statua della
Madonna,
parata a lutto, trasportata dai confratelli
dell'Oratorio dei Rossi durante la processione del
Venerdì Santo. Castelnuovo Magra, Italia
Foto AC -
2007.
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La
processione del Venerdì Santo
in un paese della Bassa
Lunigiana
A volte
è necessario lo sguardo di un estraneo, un
non appartenente alla comunità, per cogliere
il carattere straordinario di una ritualità
che sopravvive al di là del suo significato
specificatamente religioso.
In occasione del Venerdì Santo la
comunità del borgo collinare di Castelnuovo
Magra si stringe intorno al Sepolcro di
Cristo, allestito in uno dei due oratori ancora
esistenti: l'Oratorio di Santa Maria Assunta
detto "dei Bianchi". Ci sono le donne
a vegliare il corpo di Gesù, una statua in
cartapesta di dimensioni naturali, adagiata su una
lettiga che chissà quante mani hanno
sollevato nel corso degli anni, come l'usura dei
manici testimonia. E sono proprio loro, le donne,
che svolgono oggi il ruolo un tempo destinato ai
bambini: trasportare il Cristo lungo le strade del
paese, con le finestre illuminate dai tradizionali
lumini, improvvisate fiammelle che evocano una
ritualità prima di tutto domestica,
privata.
Voci appartenute al mondo dell'infanzia tornano
fugacemente e ancora ci esortano a fare in fretta:
"Fito, fito, pïé i lumin e
météli a le finestre, che passa
à procession!".
Dalla sovrastante chiesa parrocchiale di S. Maria
Maddalena - "la chiesa grande" come dicono
qui - i confratelli dell'Oratorio dei Rossi stanno
probabilmente scendendo, portando a spalla la
statua della Madre. La vediamo infatti
sfilare, all'improvviso, tutta vestita di viola;
quasi inseguendo questo richiamo doloroso, le donne
sollevano il Figlio e s'incamminano in mezzo alla
folla che si apre compostamente, affinché i
due possano avvicinarsi in questo ultimo viaggio
insieme, ricongiungersi in un quadretto di
famiglia.
Mentiremmo se ci dicessimo distaccati da quel che
stiamo vedendo, ci sono emozioni che riti di questo
tipo riescono a muovere, non foss'altro per il
senso di coralità, di condivisione nel
dolore, che in verità ha poco a che fare con
la fede e molto con la nostra comune
umanità. Niente pare più terribile e
inconcepibile di una madre che accompagna alla
tomba il proprio figlio morto, anche se le
Scritture ci narrano una storia diversa, una storia
di morte che prelude a una rinascita.
Cristo viene nuovamente deposto nel suo Sepolcro,
ai piedi dell'altare marmoreo. Le persone piano
piano sfilano via: s'intrecciano mani, sguardi. E
alla fine scende un silenzio ovattato su questa
questa "scena", che a Castelnuovo è resa
più originale dalla presenza, intorno alla
statua di Gesù, di una serie di inusuali
manufatti: sagome di metallo dipinte a
olio realizzate probabilmente da artigiani
locali nel XIX secolo, raffiguranti le pie donne al
sepolcro e i soldati a guardia dello stesso.
Nei giorni della Pasqua le porte degli edifici
sacri castelnovesi rimangono aperte, trasmettendo
all'intero paese un'atmosfera di calda accoglienza.
Le ante del portone dell'Oratorio dei Bianchi
così spalancate ci colgono quindi
impreparati. In questa parte del paese ancora oggi
detta Borghetto, con l'andamento circolare
dei suoi carruggi che ne testimoniano
l'arcaicità, è liberatorio poter
penetrare con lo sguardo un edificio solitamente
chiuso, inaccessibile, col suo bel pavimento ligure
(nero e bianco, vedi foto) e scorgere là in
fondo, presso l'altare, questo Sepolcro allestito
da mani esperte, utilizzando le stesse sagome
metalliche che, da più di duecento anni,
vengono montate il Giovedì Santo, creando
una coreografia inconsueta ma molto suggestiva.
in fase di realizzazione]