Il rito del Venerdì Santo a Castelnuovo Magra (Bassa Lunigiana, Italia)

Il Cristo deposto sfila in processione a Castelnuovo Magra, seguito dalla statua della Madonna - Foto R. Petacco, 2007

Il Cristo deposto sfila in processione a Castelnuovo Magra, seguito dalla statua della Madonna - Foto A. Castagna, 2007


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Statua della Madonna, parata a lutto, trasportata dai confratelli dell'Oratorio dei Rossi durante la processione del Venerdì Santo. Castelnuovo Magra, Italia
Statua della Madonna,
parata a lutto, trasportata dai confratelli dell'Oratorio dei Rossi durante la processione del Venerdì Santo. Castelnuovo Magra, Italia
Foto AC - 2007.
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Nota lessicale

“Fito, fito [...]: “Svelto, svelto [...].


La processione del Venerdì Santo
in un paese della Bassa Lunigiana


A volte è necessario lo sguardo di un estraneo, un non appartenente alla comunità, per cogliere il carattere straordinario di una ritualità che sopravvive al di là del suo significato specificatamente religioso.
In occasione del Venerdì Santo la comunità del borgo collinare di Castelnuovo Magra si stringe intorno al Sepolcro di Cristo, allestito in uno dei due oratori ancora esistenti: l'Oratorio di Santa Maria Assunta detto "dei Bianchi". Ci sono le donne a vegliare il corpo di Gesù, una statua in cartapesta di dimensioni naturali, adagiata su una lettiga che chissà quante mani hanno sollevato nel corso degli anni, come l'usura dei manici testimonia. E sono proprio loro, le donne, che svolgono oggi il ruolo un tempo destinato ai bambini: trasportare il Cristo lungo le strade del paese, con le finestre illuminate dai tradizionali lumini, improvvisate fiammelle che evocano una ritualità prima di tutto domestica, privata.
Voci appartenute al mondo dell'infanzia tornano fugacemente e ancora ci esortano a fare in fretta: "Fito, fito, pïé i lumin e météli a le finestre, che passa à procession!".

Presso questo Sepolcro del 2007, gremito di persone in attesa, c'è un clima di calda familiarità: sono ormai passate le nove di sera, la messa è terminata e da un momento all'altro dal portone dell'Oratorio si dovrebbe scorgere il passaggio della Madonna.
Dalla sovrastante chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena - "la chiesa grande" come dicono qui - i confratelli dell'Oratorio dei Rossi stanno probabilmente scendendo, portando a spalla la statua della Madre. La vediamo infatti sfilare, all'improvviso, tutta vestita di viola; quasi inseguendo questo richiamo doloroso, le donne sollevano il Figlio e s'incamminano in mezzo alla folla che si apre compostamente, affinché i due possano avvicinarsi in questo ultimo viaggio insieme, ricongiungersi in un quadretto di famiglia.
Mentiremmo se ci dicessimo distaccati da quel che stiamo vedendo, ci sono emozioni che riti di questo tipo riescono a muovere, non foss'altro per il senso di coralità, di condivisione nel dolore, che in verità ha poco a che fare con la fede e molto con la nostra comune umanità. Niente pare più terribile e inconcepibile di una madre che accompagna alla tomba il proprio figlio morto, anche se le Scritture ci narrano una storia diversa, una storia di morte che prelude a una rinascita.

Fatto il giro delle due strade principali del borgo medievale, Via Roma e Via Dante, il corteo in cui si notano confratelli con le cappe rosse o bianche, chierichetti con i settecenteschi fanali processionali, torna all'Oratorio da dove era partito e qui si stringono tutti, religiosi, fedeli e semplici osservatori al suono dello Stabat Mater.
Cristo viene nuovamente deposto nel suo Sepolcro, ai piedi dell'altare marmoreo. Le persone piano piano sfilano via: s'intrecciano mani, sguardi. E alla fine scende un silenzio ovattato su questa questa "scena", che a Castelnuovo è resa più originale dalla presenza, intorno alla statua di Gesù, di una serie di inusuali manufatti: sagome di metallo dipinte a olio realizzate probabilmente da artigiani locali nel XIX secolo, raffiguranti le pie donne al sepolcro e i soldati a guardia dello stesso.


Nei giorni della Pasqua le porte degli edifici sacri castelnovesi rimangono aperte, trasmettendo all'intero paese un'atmosfera di calda accoglienza. Le ante del portone dell'Oratorio dei Bianchi così spalancate ci colgono quindi impreparati. In questa parte del paese ancora oggi detta Borghetto, con l'andamento circolare dei suoi carruggi che ne testimoniano l'arcaicità, è liberatorio poter penetrare con lo sguardo un edificio solitamente chiuso, inaccessibile, col suo bel pavimento ligure (nero e bianco, vedi foto) e scorgere là in fondo, presso l'altare, questo Sepolcro allestito da mani esperte, utilizzando le stesse sagome metalliche che, da più di duecento anni, vengono montate il Giovedì Santo, creando una coreografia inconsueta ma molto suggestiva.

Roberta Petacco, Aprile 2007

[traduzione in corso e in francese
in fase di realizzazione]

 

 

 

 

 



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